Contrasto all'indifferenza
02/03/2021
In piena pandemia per gli anziani in RSA è diventato importante ricevere una telefonata, ascoltare notizie, buona musica, partecipare a gruppi riabilitativi, ricevere fotografie ed incontrare amici e parenti nella stanza protetta.
Il progetto della Fondazione Elvio Pescarmona “Contrasto alla solitudine” del 2020 ha voluto evidenziare che ascoltare gli anziani, renderli protagonisti, restituire loro valore e voce è possibile. Rivedere alcune fotografie, leggere interviste è un pò come riaccordare pezzi di vita e attivare la memoria.
Nelle interviste appare evidente e forte il loro desiderio di migliorare le giornate e combattere il male di vivere. In piena pandemia si interrogavano ed ancora si chiedono come sia davvero la vita fuori.
Da circa un anno osservano di più le persone che si occupano di loro.
L’anziano in RSA nota anche il minimo comportamento diverso.
Il personale che lavora in ambito sanitario ha una responsabilità che va oltre la cura perché è veicolo di speranza oppure di incertezze; diventa oggetto di osservazione costante e scandisce la ritualità della giornata.
Ha un ruolo fondamentale nel portare serenità. La stanchezza, la scarsa attenzione, l’eventuale irritabilità è vissuta come sospetta. Ci vuole prudenza anche nei gesti, nel tono di voce, nello sguardo. L’uso delle mascherine, provvidenziale per evitare contagi, si è rivelato un ulteriore distanziamento con un impatto anche sulla salute psichica.
Non poter osservare meglio la mimica dell’altro ha portato ad un’alterazione dell’equilibrio nel rapporto interpersonale.
Esistono protocolli per l’infezione da Sars-CoV 2, sono iniziate le vaccinazioni, ma la sfida più importante è mantenere viva la gioia di vivere.
Mutano i virus, si modificano le terapie ma in questa situazione così variabile si prendono tutti i provvedimenti per sostenere gli anziani?
La pandemia ha messo in evidenza il lato oscuro che precede la scelta di inserimento in una RSA.
La popolazione è sempre più anziana, i giovani iniziano sempre più tardi ad essere indipendenti economicamente, le donne lavorano e non riescono ad occuparsi di tutto, la povertà aumenta.
L’anziano teme spesso di non aver soldi a sufficienza per il suo futuro, diventa sospettoso verso chi gli presta assistenza. Preferisce rinunciare a farsi assistere. A volte diventa aggressivo e scontroso verso chi gli consiglia di farsi aiutare e finisce di credere a chi non lo contrasta ma neppure lo sostiene ed aiuta.
Ed allora che fine farà l’anziano? chi si occuperà di lui?
E’un illusione pensare di esserne risparmiati. Chi si prenderà cura anche di noi?
La pandemia ha reso visibile un sistema che necessita di risposte trasversali in cui tutti sono coinvolti. E’ un sistema etremamente complesso. Non bastano l’indignazione, le parole piene di rabbia, i sospetti. E’ sempre più importante l’assistenza territoriale e l’assistenza domiciliare.
E’ necessario che pubblico e privato trovino accordi per lavorare in sinergia.
Servono centri per le cure migliori ed un approccio multidisciplinare.
I periodi complessi possono avere un senso solo se non si sprecano.
Perdere tempo è un errore strategico che equivale a disattendere ad obblighi di assistenza e cura. Se si potesse usare un bisturi porteremmo via facilmente l’incuria cui sono destinate le persone anziane, fragili, povere.
Occorre riconoscere il bisogno dell’altro per non delegittimarlo creando solo depressione e confusione.
In realtà, e molti già lo sapevano, occorre correggere l’indifferenza perché, se siamo fortunati , prima o poi invecchieremo tutti.
San Damiano D’Asti, 02/03/2021
Presidente della Fondazione Elvio Pescarmona
Eliana Gai